Malattia Parodontale e Diabete
Il diabete Mellito e la parodontite sono due malattie con prevalenza molto alta.
Il primo, con oltre 5 milioni di decessi all'anno è l'ottava causa di morte nella popolazione. Negli ultimi decenni ha raggiunto dimensioni pandemiche esponendo la popolazione affetta a numerose comorbilità come patologie cardiovascolari, neoplasie od altre complicazioni a livello sistemico.
La parodontite è la malattia infiammatoria non trasmissibile più diffusa nell'uomo con una prevalenza del 50% negli stadi lievi e del 10% in quelli gravi.
L'associazione tra queste due patologie colpisce circa 7-8 milioni di persone in Italia ed è stata ampiamente studiata per capirne al meglio le interazioni.
Il diabete si associa ad un aumento di gravità e prevalenza della parodontite, un paziente diabetico infatti è stato stimato essere dalle due alle tre volte più a rischio di ammalarsi di parodontite.
Allo stesso tempo la parodontite può essere un fattore concomitante all'insorgenza del diabete di tipo 2 a causa dell'immissione nel circolo ematico di citochine pro-infiammatorie sistemiche. Queste citochine possono indurre anche insulino resistenza.
Parodontite
Etiopatogenesi
La parodontite è una patologia caratterizzata dalla perdita dei tessuti di supporto del dente: gengiva, legamento parodontale, osso alveolare. Avendo un carattere progressivo se non correttamente intercettata e trattata porterà alla perdita del dente.
Questa patologia è una malattia infiammatoria che riconosce i suoi agenti causali nei batteri parodontopatogeni della placca batterica.
La placca è il biofilm che fisiologicamente si deposita sulla superficie dei denti ma che se non correttamente rimossa tende a progredire e a selezionare una popolazione batterica gram negativa, anaerobia e parodontopatogena; ossia una popolazione batterica maggiormente nociva.
In tutti i soggetti l'accumulo di placca comporta una fase di infiammazione che prende il nome di Gengivite; si caratterizza per la presenza di lieve sanguinamento, gonfiore a livello dei tessuti e arrossamento.
La gengivite è una condizione reversibile, in alcuni soggetti la gengivite può diventare parodontite con una disbiosi, un cambiamento del biofilm batterico e l'instaurarsi di un'infiammazione cronica con distruzione dei tessuti di supporto del dente.
Risulta quindi necessaria una suscettibilità alla parodontite affinchè questa si instauri.
Possiamo parlare sia di suscettibilità innata che acquisita; la prima si esprime con un fenotipo iper-infiammatorio; la seconda è espressione di altre alterazioni patologiche ed abitudini comportamentali errate.
Il diabete, l'ipercolesterolemia, la sindrome metabolica, l'obesità o il fumo sono alterazioni che possono comportare una suscettibilità acquisita e quindi esporre il paziente soggetto a tali patologie ad un rischio maggiore di malattia parodontale.
Diversamente da ciò che accade con la carie, la malattia parodontale comporta la perdita non solo del dente ma anche di tutto il tessuto di supporto con successiva complessità nelle terapie riabilitative.
Clinica
La parodontite è la malattia infiammatoria non trasmissibile più diffusa nell'uomo. Ha un picco d'incidenza tra la terza e la quarta decade di età e la prevalenza sopra i 35 anni è del 47%.
Clinicamente decorre in modo pressoché silente fino alle fasi più avanzate in cui la distruzione del tessuto alveolare comporta la mobilità degli elementi dentali.
Il sanguinamento e l'alitosi sono spesso sintomi erroneamente sottovalutati che invece dovrebbero essere presi come primi campanelli di allarme.
La diagnosi obiettiva verterà poi su esami clinici ed esami radiografici mirati con valutazione del tessuto alveolare di supporto.
I vari stadi della malattia comportano la perdita progressiva dei tessuti, una corretta diagnosi è fondamentale ed una corretta terapia può comportare il mantenimento o meno di un dente.
Negli Stadi iniziali la prima fase fondamentale è caratterizzata da una terapia che prende il nome di terapia causale e di supporto.
All'interno di questa troviamo:
l'insegnamento delle corrette manovre di igiene orale domiciliare affinché ci sia un buon controllo di placca batterica,
la promozione di un corretto stile di vita,
la rimozione del biofilm batterico attraverso l'uso di strumentazione professionale.
Questa fase non deve assolutamente essere sottovalutata in nessuno dei precedenti punti, la letteratura scientifica infatti supporta ognuno di essi e ne comprova il beneficio per mantenimento della condizione parodontale.
Negli stadi avanzati sarà necessario una fase chirurgica ed eventualmente un trattamento interdisciplinare con l'inserimento del protesista là dove alcuni elementi non siano più recuperabili.
Il monitoraggio, la terapia di supporto ed un'attenta igiene orale domiciliare sono alla base della prevenzione e del mantenimento. La mancanza di follow-up si associa sempre ad un aumento di rischio di recidiva nei pazienti suscettibili.
Diabete
Con il termine diabete si raggruppa diverse alterazioni metaboliche con eziologia differente ma che evolvono tutte in uno stato di iperglicemia cronica.
L'iperglicemia si associa a danni sia sulla microcircolazione con conseguenze agli occhi, ai reni ed al sistema nervoso; che su i macrovasi.
In Italia ci sono 5200000 pazienti con diagnosi di diabete.
Quando parliamo di diabete è necessario distinguere il tipo 1 dal tipo 2; il primo, che frequentemente si manifesta in età precoce, è caratterizzato dalla distruzione delle cellule β delle isole di Langerhans.
Queste cellule sono deputate alla secrezione dell'ormone insulina ed a seguito di un processo di natura autoimmune vengono distrutte da autoanticorpi del soggetto; la secrezione dell'ormone risulterà altamente compromessa o assente.
Nel diabete di tipo 2 invece si ha un'eziologia multifattoriale che include fattori genetici e stili di vita errati. Questi portano ad una progressiva riduzione della funzione delle cellule β, ad un'insulino resistenza a livello degli organi ed ad un'alterazione del sistema incretinico.
I sintomi sono ben distinguibili in quanto nel primo caso avremo forti iperglicemie, chetosi e coma chetoacidosico se non avviene una diagnosi tempestiva. Nel secondo invece può essere presente una perdita di peso, polidipsia, poliuria e molto spesso si giunge a diagnosi in seguito ad esami ematici.
Anche la terapia si differenzia. Il diabetico di tipo 1 dovrà assumere quotidianamente insulina in quantitativi ben controllati a seconda dei carboidrati e degli zuccheri assunti.
Il diabetico di tipo 2 non sempre avrà bisogno di terapia insulinica costante ma spesso il trattamento verte sul controllo dei meccanismi di insulino-resistenza e dell'iperglicemia.
In entrambi i casi un corretto stile di vita sono fondamentali a tenere sotto controllo la condizione presente e le possibili complicanze future.
Relazione tra Diabete e Parodontite
Il diabete e la parodontite sono due patologie molto diffuse ed ampiamente studiate, sono correlate al punto che si ipotizza una relazione a due vie.
Diabete-parodontite: l'iperglicemia e lo scarso controllo metabolico sono associati ad un maggior rischio di insorgenza di parodontite, ad una maggior gravità della malattia là dove già presente ed ad un peggior risultato clinico a seguito delle terapie di supporto.
Parodontite-diabete: la parodontite aumenta il rischio di diabete e prediabete ed è associata ad alti livelli sierici di HbA1c ossia dell'emoglobina glicata, valore inerente alla concentrazione media di glucosio nel sangue.
Diabete come rischio per la parodontite
La maggior suscettibilità dei diabetici alla parodontite è legata all'alterazione della risposta in seguito ad insulti batterici. Questi batteri parodontopatogeni possono essere presenti nel biofilm sottogengivale.
La risposta immune mediata dai neutrofili è deficitaria ed allo stesso tempo i livelli di citochine ematiche e dei mediatori proinfiammatori sono ben più elevati che nella norma.
Recentemente si è confermata una maggior presenza di parodontopatogeni nel biofilm dentale dei pazienti diabetici; pazienti la cui produzione di collagene e l'attività dei fibroblasti gengivali è ridotta.
Il paziente diabetico quindi è più suscettibile alla parodontite ma ha meno armi a livello immunitario per combatterla.
Parodontite come rischio per il diabete
Diversi studi hanno evidenziato elevati livelli di HbA1c (emoglobina glicata) in pazienti non diabetici ma affetti da parodontite.
Questi stessi livelli hanno subito un miglioramento a seguito di una terapia parodontale adeguata e ben monitorata nel tempo.
Questo perché?
La tendenza all'iperglicemia è mediata da un'infiammazione sistemica elevata tipica del paziente affetto da parodontite. Si è rilevato inoltre in questi pazienti un'elevata produzione citochinica che potrebbe contribuire all'insulino resistenza ed un incremento degli acidi grassi liberi.
Il diabete di tipo 2 può rimanere a lungo asintomatico ma è frequente, nel momento della diagnosi, che i pazienti abbiano già complicanze a livello sistemico.
Un attento screening è fondamentale e deve essere ripetuto con costanza.
Viste le possibili correlazioni con la malattia parodontale qualora si avvertisse fastidi a livello orale, sanguinamento o bruciori è fondamentale rivolgersi ad un odontoiatra di fiducia.
La parodontite spesso è asintomatica ed il primo segno di malattia, il sanguinamento gengivale, viene sottovalutato dal paziente.
Le complicanze croniche che intaccano i tessuti di supporto del dente sono molto più complesse da trattare e da risolversi ma con una giusta diagnosi ed un piano di trattamento personalizzato può essere tenuta sotto controllo.
Queste due patologie sono altamente diffuse ed entrambe hanno complicanze a livello sistemico che possono fortemente compromettere la salute del paziente ed il suo stato sociale.
Non sottovalutare i sintomi, eseguire controlli costanti e promuovere corretti stili di vita è fondamentale per trattarle e tenerle sotto controllo.
Conoscerle e conoscere la loro correlazione può permettere un'intercettazione maggiore e migliori piani di trattamento.